Poi, quando per le fauci i petti invasi
Avea la forza del malore e al mesto 1545Cor degli egri affluía, tutti in quel punto
Cadeano i chiostri de la vita; orrendo
Lezzo volvea fuor de la bocca il fiato, 1548Qual di gittate putride carogne.
Allor di tutto l’intelletto a pieno
Languían le facoltà, languía sovr’esso 1551La soglia de la morte il corpo tutto;
Ed un’angoscia affannosa e lamenti
A gemiti commisti eran compagni 1554Assiduamente a l’insoffribil male.
Spesso pure un singhiozzo aspro, incessante
Sforzava i nervi e le membra a contrarsi 1557Notte e dì senza posa, e, travagliando
Quelli che prima d’esso eran già fiacchi,
Li disciogliea del tutto. E non di troppo 1560Calor sentito avresti arder l’estrema
Superficie del corpo, anzi a le mani
Un certo senso di tepore offría, 1563E quasi di bruciate ulceri a un tempo
Rosseggiar si vedea, sì come allora
Che sparso per le membra è il fuoco sacro. 1566Avvampavan fra tanto infino a l’ossa
Le parti intime, ardea come in fornaci
Giù nel ventre una fiamma, onde non era 1569Cosa lieve e sottil, che si potesse