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386 la natura

Tratto dal foco, ma la carne e i cuoj
Che il calore indurì, teneri rende.
1302Il selvatico ulivo a le barbute
Capre è grato così, qual se a l’odore
Ambriosa fosse e nèttare a la lingua;
1305Ma niente a l’uom più di tal fronda è amaro.
Schiva infine il majal l’amaracino,
E da ogni sorta di profumi abborre,
1308Però che questi sono acri veleni
Pe ’l setoso majal, mentre talora
Par che infondano in noi vita novella.
1311Ma per contrario, quando a noi fa tanto
Schifo ed orror la melma dei porcili,
Così grata al majal sembra, che tutto
1314Insazïabilmente ivi si vòltola.
     Ma pria ch’entri a parlar del mio soggetto,
Parmi che un’altra cosa a dir mi avanzi:
1317Che, molti pori essendo dati a’ corpi,
Devon quelli tra loro esser forniti
Di sostanza diversa e aver ciascuno
1320Speciali qualità, proprj meati.
Così ne l’animal son varj sensi,
E con processo specïal ciascuno
1323Dentro a sè percepisce il proprio objetto;
Quindi osserviam, che per diversa via
Penetra il suono ed il savor de’ cibi,
1326E per diversa via l’odore e il leppo.