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libro sesto 385

Così pure sentiam che il freddo e il caldo
Passano il rame, così pur sentiamo
1275Che passano per l’oro e per l’argento,
Quando in mano teniam colma la tazza.
Volan le voci infin per li petrosi
1278Scompartimenti de le case, penetra
L’odore, il freddo ed il calor del fuoco,
Che la durezza trapassar del ferro
1281Suole persin colà dove più spessa
La gallica lorica il corpo cinge.
Anche i nembi, che in ciel nascono e in terra,
1284Ne la terra e nel ciel tornan di nuovo,
E le lor forze a esercitar vi vanno;
Già che in vero non è cosa veruna
1287Se non di corpo in rara guisa intesto.
     A ciò s’aggiunge, che non tutti i corpi,
Che son vibrati da le cose, han dono
1290Di suscitare il senso stesso, e a tutti
Non s’affanno egualmente. Il Sol ricoce,
Per esempio, la terra e la dissecca,
1293Ma scioglie il ghiaccio, e a dimojar costringe
Sugli alti monti le ammassate nevi.
Anche la cera al suo calore esposta
1296Si liquefà; nel modo stesso il foco
Rende liquido il rame e fonde l’oro,
Ma la carne ed i cuoj raggrinza e stringe.
1299L’umor de l’acqua poi tempera il ferro