1086Si rintraccian le vene, e le latèbre
De la terra si scrutano co ’l ferro,
Qual puzzo mai Scaptènzula non spira 1089Da le viscere sue? Quanto maligno
Non esalan odor l’auree miniere?
Che faccia e che colore agli uomin dànno! 1092Non hai veduto mai, non hai sentito
Quanti morir ne suole in picciol tempo,
E come scarsa e breve abbia la vita 1095Chi il gran bisogno ad opra tal costringe?
Tutti questi vapor’ dunque solleva
Ribollendo la terra, e a l’aere aperto 1098E a la luce del ciel quindi li spira.
Così gli averni lochi esalar dènno
Un mïasma mortifero agli uccelli, 1101Che da la terra a l’aere alzasi, e il cielo
Da qualche parte in certo spazio infetta:
Dove non pria giunga un uccello a volo, 1104Dal veleno invisibile sorpreso,
Impedito è così, che colà piomba
D’onde s’alza il mïasma; e allor che cade, 1107La forza stessa del vapor da tutte
Le membra i resti de la vita invola.
Così da prima gli produce un certo 1110Sbalordimento, ma, caduto essendo
Ne’ fonti stessi del velen, gli è forza
Vomitar poi tutta la vita ancora,