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38 la natura

384Ruïnan con frequenti impeti, ed ora
Con tortuoso vortice il rapiscono,
Or lo rotano in turbo e ratto il portano.
387È dunque il vento un invisibil corpo,
Quando a’ fatti, a’ costumi emulo a’ grandi
Fiumi il troviam ch’ànno visibil corpo.
390Noi sentiamo oltre a ciò diversi odori,
Nè a le nari venir mai li vediamo.
Nè il cocente calor, nè il freddo intenso
393Usurpar con acuto occhio ci è dato,
Nè discerner le voci; e pur, se han forza
Di commoverne i sensi, uopo è che tutti
396Abbian natura corporal: chè nulla
Può toccarsi e toccar se non se un corpo.
S’inumidiscon pur le vesti appese
399A l’ondifrago lido; al sole esposte
Asciugansi; nè come in lor rimagna
L’umor de l’acqua noi veggiam, nè come
402Fugga al calore. In picciolette parti
L’umor dunque si sparge, e in guisa alcuna
Occhio non è che a discoprirle arrivi.
405Anche un anel si logora nel dito
Dopo molto girar d’anni e di soli;
Goccia assidua che cada il sasso incava;
408Solcando i campi, occultamente scema
L’adunco ferro de l’aratro; il duro
Selciato de le vie da’ piè del volgo