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libro sesto 373

Che di ferro, di morbo o di veleno
O di gelo ei morì, pur sai, che un qualche
954Accidente il colpì d’egual natura.
Ciò dir possiam di molte cose al pari.
     Cresce il Nilo in estate e i campi inonda
957D’ogni terra d’Egitto unico fiume.
Spesso ei l’Egitto nel gran caldo irriga,
O perchè ne l’està contro le foci
960Van gli aquiloni, che d’etesj han nome,
A quel tempo de l’anno, e avverso al fiume
Spirando lo ritardano e, a l’insu
963Ricacciando le tarde onde, le ingrossano
E le sforzano a star: chè questi fiati,
Che movon da’ gelati astri del polo,
966Spiran fuor d’ogni dubbio al fiume avversi,
E il fiume via da l’estuösa zona
Scende da l’austro e scaturisce al centro
969De la region del dì, scorrendo in mezzo
A’ rïarsi dal Sol popoli neri.
Anch’esser può, che le sue foci oppili
972Grande ammasso d’arena opposto a’ flutti,
Quando da forti venti il mar commosso
Vi gitta entro la sabbia, onde succede
975Che men libero il fiume abbia lo sbocco
E men proclive a un’ora impeto l’onde.
È possibile ancor, che sian le piogge
978Più frequenti a quel tempo appo il suo fonte,