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libro sesto 371

Spargersi il cielo; e ciò di fatto avviene
Ed i tempj celesti ardono; e irrompono
900Più tempeste di pioggia, ove per sorte
S’adunaron così de l’acqua i semi.
«Ma de l’incendio il procelloso ardore
903Ingente è troppo.» Anche qualsiasi fiume
Par, senza dubbio, il massimo di tutti
Cui non ne vide innanzi altro più vasto;
906Anche un albero e un uom sembran giganti,
E fra le cose de le specie tutte
La maggior che si veda immane appare,
909Quando pur tutte con la terra insieme
E co ’l cielo e co ’l mar son nulla a fronte
De la gran somma de le somme tutte.
     912Or non di men dimostrerò in che modo
S’ecciti quella fiamma, e da le vaste
Etnee fornaci a l’improvviso erutti.
915Concava innanzi tratto è la natura
Di tutto il monte, e da silicee rocche
Son le caverne sue come soffolte.
918V’è poscia in tutti gli antri ed aria e vento,
Chè il vento nasce ove agitata movasi
L’aria; ed allor ch’egli si accenda e tutti
921Scaldi con furia i circostanti sassi
E la terra che tocca, e fuoco ardente
E fiamme velocissime n’estragga,
924Sorge di forza, e sì fuor da le dritte