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libro sesto 365

Ed a ragion; quando al non grave peso
D’un carro, appo la via treman commosse
738Le case intere e non sussultan meno,
Se un sasso de la via fa d’ambo i lati
Sobbalzar de le ruote i ferrati orbi.
741Avviene ancor, quando una gleba enorme
Staccata per età giù da la terra
Rotoli dentro a cupe ampie paludi,
744Che, vacillando al fluttuar de l’acque,
Si scota anco la terra, al par di vase
Che star fermo non può, se il chiuso umore
747D’agitarsi non cessi in dubbio flutto.
     Quando, oltre a ciò, ne’ sotterranei chiostri
A un sol punto giù piomba il vento accolto,
750E, spingendo con grande impeto, preme
Le profonde spelonche, allor la terra
Di là piega, onde il gran vento precipite
753La sforza; e quanto più s’ergono al cielo
Gli alti edificj su la terra eretti,
Tanto più da quel lato umili inchinano,
756Si distaccan le travi, e pencolando
Già già cadono. E l’uom di creder teme
Che al vasto mondo è pur segnato un tempo
759Di rovina e d’esizio, in quel che mira
Cotanta barcollar terraquea mole!
Chè, s’unqua i venti non avesser tregua,
762Niuna forza potría frenar le cose