330Ma sorgono per lei nitide biade,
Verdeggiano di tutte arbori i rami,
Crescono anch’esse e gravansi di frutta. 333Quindi il genere nostro e de le fiere
Nutresi, quindi le città gioconde
Di bella gioventù fiorir vediamo; 336Cantan dovunque pe’ frondosi boschi
Novi augelletti; posano pe’ lieti
Pascoli il pingue corpo affaticato 339Le greggi, a cui da le distese poppe
Bianchissimo l’umor latteo distilla;
Quindi la nuova prole, ebbra la testa 342Di mero latte, lascivetta scherza
Con piè malfermo per le fresche erbette.
Ciò che sembra perir dunque non père 345Totalmente già mai, quando Natura
Da l’una cosa ognor l’altra ravviva,
E la vita de l’una a l’altra è morte. 348Or, giacchè t’insegnai, che mai le cose
Crear dal nulla ed annientar si ponno,
A ciò che del mio dir tu non cominci 351A diffidar, perchè scerner con gli occhi
Non si ponno i principj de le cose,
Sappi oltre ciò, che ammetter dèi tu stesso, 354Che fra le cose alcuni corpi esistono,
Che non possono pure esser veduti.
E primamente abbiam la concitata