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libro sesto 349

Camere infuria. Di minuti e celeri
Corpi Natura ti formò tal foco
306Sottil sopra d’ogni altro, e non v’è cosa
Che onninamente a lui resister vaglia.
Passa il fulmine infatti e sassi e bronzi,
309Rende liquido a un tratto il rame e l’oro,
Fa che da vasi interi il vin s’evàpori
Subito: perchè a punto il suo calore
312Con l’istantaneo arrivo a’ vasi intorno
Slega e dirada agevolmente i fianchi,
E, penetrando in essi, in un baleno
315I principj del vin solve e disperde:
Nè ciò, si vede, operar può in molt’anni
[M.]Il calore del Sol, ben che ’l flagelli
318Co ’l coruscante suo fervido raggio;
Tanto in velocità, tanto in possanza
Su la forza del Sol questa precelle.
     321Or come il fulmin si produca, e tanto
Impeto acquisti, che scoscender torri
Possa d’un colpo, rovinar palagi,
324Sverre assi e travi, demolir trofei
[M.]E in cenere ridurli, uomini uccidere,
Qua e là greggi atterrare; e per qual forza
327Altre simili cose oprar mai possa,
Tutto esporrò, nè con promesse ancora
T’abbaderò. Stimar dobbiam, che il fulmine
330Da crasse nubi ammonticate in alto