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libro sesto 347

Questo, s’intende, avvien fra dense nugole,
Quando l’une su l’altre alto si ammassano
252[M.]Con mirabile furia; e perchè tratto
In error tu non sia, che noi da terra
Lor grandezza vediam, meglio che quanta
255L’altezza sia, dove ammucchiate stanno,
Le nuvole contempla allor che i venti
Pari a montagne per l’aure le portano,
258O allor che su pe’ monti alti le vedi
L’une su l’altre accumulate incombere
Sovranamente e star gravi ed immobili,
261Quando sepolto in ogni parte è il vento:
Puoi conoscere allor le vaste moli,
Le spelonche osservar, che di pendenti
264Sassi pajon costrutte: empionle i venti,
Quando si sveglia la procella, e chiusi
Fra le nubi con gran murmure adiransi,
267Ululan minacciosi a mo’ di belve
Dentro a le cave, or quindi or quinci avventano
Fremiti a’ nembi, e si aggirano intorno
270Cercando un varco, e semi ignei convolvono
Fuor de le nubi, e sì molti ne aggruppano
E rotano la fiamma entro a le concave
273Fornaci, infin che balenando tremuli
Splendono fuor de la squarciata nuvola.
     Può da un’altra cagione esser prodotto
276Codest’aureo fulgor di foco liquido,