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338 la natura

Che nulla non profferse altro che vero;
Onde, se ben da lungo tempo estinto,
9Pe’ divini trovati al mondo sparsi,
L’antica gloria sua levasi al cielo.
Poichè allor ch’e’ si avvide essere a pieno
12E stabilmente provveduto a tutto,
Che necessariamente a l’uom richiede
La sussistenza, e già secura e ferma,
15Per quanto si poteva, esser la vita,
E di onori, di laudi e di ricchezze
Potean gli uomini aver copia ben larga,
18Ed a gloria maggior sorgere i figli,
E pur vivere ognun sempre in affanni
Entro a l’intime case, e con ingrate
21Querele affaticar l’alma e la vita,
E dibattersi ognor tra rischj ed ire,
Comprese allor, che il vizio era nel vase,
24E quanto mai di buon vi si ponesse
Prendea pe ’l vizio suo subito il guasto:
Un po’ perchè il vedea forato e fesso
27Così, ch’empir non si potea giammai;
Un po’ perchè accorgeasi, che qualunque
Cosa in quel s’accogliea, di savor tetro
30Faceasi, a così dir, con esso infetto.
Quindi i petti ei purgò co ’l dir verace;
A le brame, al timore un fin prescrisse;
33Svelò qual fosse il ben supremo, al quale