1668E allora, infin, che sotto a noi la terra
Tutta vacilla, e le città squassate
Crollano, o di crollar quasi minacciano, 1671Qual meraviglia, che sè stessa in pregio
La progenie mortal punto non tenga,
E dia tal su le cose ampia e stupenda 1674Forza agli Dei, che tutto regga il mondo?
Per seguitar, fu poi trovato il rame
E l’oro e il ferro ed a quel tempo stesso 1677La sostanza del piombo e il grave argento,
Allor che sovra a’ monti alti gl’immani
Boschi con le sue vampe il foco incese, 1680O scagliato co ’l fulmine dal cielo,
O da guerrieri a le foreste appreso
Per terrore ai nemici; o perchè indotti 1683Dal ferace terren voleano i pingui
Campi rendere aprici, ed ubertosi
Di paschi i prati; o uccidere le fiere 1686Ed arricchirsi di cotanta preda:
Perchè il cacciar co ’l foco e con le fosse
Nacque pria che s’usasse a via di reti 1689Chiuder la selva, ed aizzarvi i cani.
Che che ne sia, per qual che sia cagione
Sin da l’ime radici abbia la fiamma, 1692Orribilmente crepitando intorno,
Divorato le selve, arsa la terra,
Fervido e gorgoglioso indi un ruscello