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libro quinto 319

     1533Uccisi quindi i re, giacea sossopra
Tutta l’antica maestà de’ troni,
E gli scettri superbi; il serto illustre
1536Del sovran capo sotto i piè del volgo,
Sozzo di sangue, il grande onor piangea:
Ciò che più si temè, più si calpesta.
1539Così a la turba ed a la feccia abietta
Redía l’impero, e ognun chiedea fra tanto
Il primato per sè. Quindi una parte
1542A crear magistrati, a dar statuti
Gli uomini ammaestrò, perchè a la legge
Volessero ubbidir: però che, stanca
1545Di viver con la forza, indi languía
Per tante nimistà la spezie umana,
Onde più tosto da sè stessa cadde
1548Sotto la legge e i rigidi statuti;
E perchè ognuno s’accingea ne l’ira
A vendicarsi con maggiore asprezza
1551Che la legge tranquilla or non conceda,
Il viver con la forza a tutti increbbe.
I premj de la vita indi magagna
1554De le pene il timor; poi che sovente
Vïolenza ed ingiuria al reo son reti,
E il mal ch’oprò, sul capo suo ripiomba.
1557Nè chi víola con l’opre i sacri patti
De la pubblica pace agevolmente
Potrà cheta e tranquilla aver la vita: