1506Al più ricco va dietro e tien codazzo.
Ma, se talun con sapïenza vera
Regga la vita, è gran dovizia a l’uomo 1509Il viver parco e l’animo tranquillo,
Poi che penuria non è mai del poco.
Ma l’uom bramò d’esser potente e chiaro, 1512Perchè poggiata sovra a salda base
Duri la sua fortuna, e viver possa
Ne l’opulenza placida la vita. 1515Ma invan: già che tra lor venendo a gara
Di sollevarsi a’ più sublimi onori
Sparsero di perigli il lor vïaggio: 1518Pur dal sommo talor, simile a fulmine,
L’invidia li colpì, li fè spregevoli,
E li piombò nel tenebroso Tartaro. 1521Onde un cheto obbedir torna assai meglio
Del desio di dar leggi e star su ’l trono.
Lascia però, che per l’angusto calle 1524D’ambizïon senza alcun prò si stanchino
Gli altri, e pugnin tra loro, e sudin sangue;
Poi che da l’altrui bocca attingon essi 1527I lor giudicj, e de’ bramati onori
La fama udîr, ma non ne fecer prova.
Nè questo adesso avvien, nè a poco a poco 1530Avverrà più che non avvenne avanti;
Poi che l’invidia ognor, simile a fulmine,
Le cime abbrucia, e chi su gli altri eccelle.