1452I falconi, gli ossifragi, gli smerghi,
Che dentro a le salate onde del mare
Procacciando si van l’esca e la vita, 1455Assai diverse strida in varj tempi
Mandan d’allor che pugnano pe ’l cibo
E contendon la preda: i rauci canti 1458Insiem con la stagion mutano alcuni,
Come a la razza avvien de le longeve
Cornacchie ed a le frotte atre de’ corvi, 1461Ch’ora l’acqua e le piogge, a dir del volgo,
Chiedono, ed or chiaman le brezze e i venti.
Or, se la varia impressïon costringe 1464A mandar varie voci anche le fiere,
Che favella non han, quanto più dunque
È natural, ch’abbia potuto allora 1467Il mortale notar con differente
Voce le cose in tra di lor diverse!
[Perchè tu co ’l pensiere or non mi mova 1470Questa dimanda, il fulmine da prima
Recò a’ mortali in su la terra il foco;
Ogni calor di fiamma indi si sparse: 1473Molti corpi di fatto arder vediamo
E incolorarsi di celesti fiamme,
Quando il fulmine a lor diede il suo foco. 1476Anche allor che un ramoso albero scosso
Da forti venti tentennando ondeggia,
E su’ rami d’un’altra arbore incombe,