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310 la natura

1290Quel prendeva ciascun, pago a sè stesso
D’esser bastante ed a campar sol dotto.
I corpi degli amanti in mezzo a’ boschi
1293Venere congiungea; poi che desio
Vicendevole uníali, o vïolenta
Forza de l’uomo, o libidine intensa,
1296O di ghiande, corbezze e pere elette
Mercede alcuna. A la virtù stupenda
De le mani fidandosi e de’ piedi,
1299Perseguitavan le silvestri fere
Con projettili sassi e con enormi
Clave, e parecchie ne vinceano, e poche
1302[M.]Sfuggivano negli antri; in simiglianza
Di setosi cinghiali essi a la terra
Davano ignude le selvagge membra,
1305Quando la notte sorprendeali, e intorno
Si ricoprían di fronde e di cespugli.
Nè erranti fra notturne ombre pe’ campi
1308Pavidi con lamenti alti chiedevano
Il giorno e il Sol, ma taciti e sepolti
Aspettavan nel sonno, infin che il Sole
1311Con rosea face illuminasse il cielo:
Poichè sin da fanciulli erano avvezzi
A veder sempre con vicenda alterna
1314Nascer tenebre e luce, e meraviglia
Mai non n’aveano o trepidanza alcuna,
Che, sottratto per sempre al Sole il raggio,