1074Ove un loco opportuno unqua si aprisse,
Crescean matrici abbarbicate in terra,
E là dove il calor de’ chiusi infanti, 1077Che l’umido fuggían de l’aria in cerca,
A matura stagion le dischiudea,
Ivi Natura, a lor volgendo i pori 1080De la terra, facea che da le aperte
Vene escisse un umor simile a latte,
Come di dolce latte ora è ripiena 1083Ogni femina allor ch’à partorito,
Perchè il cibo a le mamme il corso volge.
Porgeva a’ fanciulletti èsca la terra, 1086Veste il tepore, e di lanuggin molle
Ricco letto la folta erba de’ prati:
Poichè nè duro gel, nè ardor soverchio, 1089Nè molto furïose aure di venti
Movea la prima gioventù del mondo;
Chè tutto in tempo egual cresce e si afforza. 1092Nome dunque di madre ebbe, il ripeto,
A ragione la terra e a dritto il serba,
Poichè al genere uman diè nascimento 1095Da sè medesma, e quasi a tempo certo
Diffuse ogni animal, ch’erra ed infuria
Per le grandi montagne, e al tempo stesso 1098I diversi di forme aerei uccelli.
Ma, già che al partorir segnato è un fine,
Cessò, qual donna per vecchiezza stanca: