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290 la natura

Caldo spirar fino a le membra nostre,
753Nulla per fermo al fiammeggiante corpo
La distanza qual sia punto non scema,
Nè il lucido restringe igneo profilo.
756Quindi, già che la luce ed il calore,
Che sparge il sole, a’ nostri sensi arriva,
E molce i luoghi, deve pur la forma
759E la mole del Sole esser veduta
Da la terra così, che aggiunger nulla,
Nulla scemare a l’esser suo tu puoi.
762E la luna del par, sia che illustrando
Di non sua luce i campi ella si aggiri,
O che dal corpo suo vibri la luce,
765Non ha, che che ne sia, maggior figura
Di quella, onde si mostra agli occhi nostri:
Poichè ciò, che da molto aere diviso
768Da lontano guardiam, pria che di mole
Scemar si veda, appar confuso e incerto.
Necessario è però, che sia la luna,
771Quando la faccia luminosa e chiara
E precisi contorni ella presenta,
Circoscritta così, tanta di mole,
774Quanto ne l’alto a noi da terra appare.
Perocchè infin qualunque siasi fiamma,
Che in terra noi vediam, mentre che chiara
777Scintilla, mentre ne sentiam l’ardore,
Mutar solo un po’ po’ talor si osserva