Pagina:La Natura.djvu/286

286 la natura

De l’etere il calore e i rai del sole
645Con frequente flagel stringean la terra
Ne la sua tutta superficie in guisa
Ch’ogni dì più, così costretta e spinta,
648Si condensasse e restringesse al centro,
Tanto più il salso umor dal corpo espresso
Trapelando accrescea gli ondosi campi
651Del mare, tanto più fuggíano a volo
Molti principj d’aria e di calore,
E condensavan lungi da la terra
654I fulgidi del ciel tempj sublimi.
Scendeano i piani, alto salíano i monti,
Poi che abbassarsi non potean le rocce,
657Nè ridurre ogni parte a un piano eguale.
     Così, addensato il corpo, si formò
La massa de la terra, e il fango tutto
660Del mondo, a così dir, simile a feccia,
Confluì grave a l’imo, e risedè.
Indi il mare, indi l’aere, indi l’ignifero
663Etere anch’ei restâr limpidi e schietti,
E l’un de l’altro più leggero; e l’etere
Lievissimo di tutti e limpidissimo
666Su l’aeree correnti alto discorre,
Nè mesce il puro corpo a l'aure inquiete:
Lascia, che tutte le sconvolga il fiero
669Turbine, lascia che le infesti il vario
Prorompere dei nembi: egli i suoi fochi