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libro quinto 285

Una nebbia leggera, e qual talora
618La stessa terra fumigar si vede;
Ed i vapori che da questa esalano,
Adunandosi in alto e condensandosi,
621Tutto velan di nubi il ciel sereno;
Così il leggero ed espansibil etere
Allor si radunò, si avvolse intorno,
624Si piegò sovra tutto, in ogni dove
Ampiamente si sparse, e tutti gli altri
Corpi così di amplesso avido cinse.
627Gli elementi del Sole e de la luna,
Di cui fra terra e ciel rotan le sfere,
Ebber quindi principio; e non a sè
630La terra mai, nè il sommo etra li attrasse,
Perchè gravi a tal segno essi non erano,
Che in giù spinti posassero; nè tanto
633Lievi da sguisciar su ne’ lidi estremi;
Ma stanno pur fra l’una e l’altro in guisa,
Che i vivi corpi lor movansi, e intanto
636Stieno del mondo inter ferme le parti:
Come succede appunto in noi, che in quiete
Certe membra teniamo ed altre in moto.
639Ritratti dunque tali corpi, a un subito
Si depresse la terra, ove or le vaste
Cerulëe pianure il mar distende,
642E colmò di salate acque gli abissi;
E quanto più d’intorno, in ogni parte