Pagina:La Natura.djvu/270

270 la natura

216A beneficio de le umane genti
Dal vetusto de’ Numi alto consiglio;
E si vessi co’ detti, e fin da l’ime
219Radici tutto si sconvolga il mondo,
Il dir questo e supporre altre sì fatte
Cose, o Memmio, è sciocchezza. E in ver qual mai
222Largir vantaggio può la grazia nostra
A beati, immortali esseri in modo
Che imprendano ad oprar per noi qualcosa?
225Qual novità dopo cotanta quiete
Adescarli potè sì che la brama
Di mutar quella vita in lor nascesse?
228[M.]Perocchè sembra, che di nuovi obietti
Goder debba colui, che da le antiche
Danno alcuno patì; ma chi già mai
231Male alcun non sofferse in tutto il tempo
Che visse innanzi, e bella ebbe la vita,
Come potè sentir nel petto il foco
234Di tanto amor di novità? Giacea
Nel dolore e ne l’ombra il viver loro,
Finchè sorta non fu l’alba del mondo?
237Qual male a noi dal mai non esser nati?
Certo, chi nasce è natural che voglia
In vita rimaner, fin che il ritenga
240La blanda voluttà; ma chi l’amore
Non gustò mai de l’esistenza, e mai
Del numero non fu, qual nocumento