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libro quinto 269

189Fuor di forma animale, o in putri glebe,
O nel foco del Sol durar mai possa,
O ne l’acqua, o ne’ campi alti de l’etra.
192Se aver non posson dunque anima e vita,
Divin senso quei corpi aver non ponno.
     Così non v’è ragion per cui tu possa
195Creder mai, che del mondo in parte alcuna
Le invïolate sedi abbian gli Dei;
Poi che de’ Numi la sottil natura,
198Da tutti i sensi nostri assai remota,
Dal pensier de la mente a pena è vista;
E, sfuggendo a ogni colpo, ad ogni tatto
201De le mani, toccar nulla non deve
Che palpabil ci sia: però che un corpo
Che toccar non si può toccar non puote;
204Se quindi è il corpo degli Dei sottile,
Devono da le nostre anco del pari
Dissimili de’ numi esser le sedi,
207Come esporrò con larghe prove appresso.
Il dir poi, che fu solo apparecchiata
A servigio de l’uom questa preclara
210Mole del mondo, e che però convenga
Lodar de’ numi l’ammirabil opra
Ed eterna stimarla ed immortale;
213E lecito non sia che mai si cacci
Con forza alcuna da le proprie sedi
Ciò che fondato fu per tempo eterno