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264 la natura

54A parer mio: tanto la terra ancora
Per cupi boschi e monti alti e foreste
Pullula belve e di terrori è piena,
57E schivar questi lochi è in noi sovente.
Ma se il cor non è puro, oh, che battaglie,
Che pericoli allor nel nostro petto
60Sorgon nostro malgrado! Oh quante allora
Pungenti cure e cupidigie squarciano
Uom che trepidi incerto; e quinci oh quante
63Paure! E quali mai stragi non fanno
La sordida avarizia, l’arroganza,
E la superbia? E quante l’ozio e il lusso?
66Or chi vinse ta’ mali, e via da’ petti
Con l’armi no, ma co ’l saper li espulse,
Degno non è che tra gli Dei si ascriva?
69Tanto più, ch’ei solea molte e divine
Cose parlar degl’Immortali stessi,
E tutti di Natura aprir gli arcani.
     72Or io, giacchè su l’orme sue procedo,
E proseguo ad espor le sue dottrine,
E da qual legge ne’ miei versi insegno
75Sien create le cose, e quanto in esse
Durar deggiano, e come unqua non valgano
Le valide a spezzar leggi del tempo:
78Come in pria s’è trovato esser l’essenza
De l’animo, che fatto è di natio
Corpo e regger non può gran tempo illeso,