Pagina:La Natura.djvu/257


libro quarto 257

1635E chi spesso ottener parto veruno
Non potè in casa da feconde mogli
Una alfin ne trovò d’indole acconcia,
1638Che di figli munì la sua vecchiezza.
Tanto per generar de’ semi importa
La mescolanza, e come al denso seme
1641Convenga il tenue e come al tenue il denso.
E monta pure assai di che mai cibi
Si alimenti la vita, altri n’essendo
1644Per cui s’addensa il seme entro a le membra,
Altri per cui si attenua e si consuma.
E moltissimo ancor giova in che modo
1647La blanda voluttà da noi si prenda:
Poichè si tien, che poste a mo’ di fere,
Di quadrupedi in forma, atte le donne
1650A concepir son più; già che in tal guisa
Con inclinato il seno e i lombi eretti
Meglio il seme ne’ vasi accoglier ponno.
1653Nè di scosse lascive hanno mestieri,
Perchè la donna il concepir contende
E rifiuta a sè stessa, ove co ’l clune
1656La venere de l’uom lieta assecondi,
Tutto ondeggiar facendo il sen carnoso:
Poi che così fuor del sentier diritto
1659Caccia il vomer dal solco, e da le acconce
Parti il vibrato seme allor distoglie.
Per tal cagione dimenar si sogliono

17 — Rapisardi: Lucrezio.