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libro quarto 251

1473Schivar d’essere preso entro al galappio,
Quanto, irretito una volta, svignarsela
E i validi spezzar nodi di Venere.
1476Ed anche allor che t’irretisci e impigli,
Campar potrai dal danno, ove tu stesso
Non poni fra’ tuoi piè scontri ed inciampi,
1479Nè chiudi gli occhi da principio a tutti
I vizj, che ne l’alma e ne le membra
Son di colei che posseder tu brami.
1482Poichè l’uom per lo più, se amor lo acceca,
Opra in tal guisa, ed a l’amato oggetto
Doti, che mai non ebbe, ascriver suole.
1485Onde vediam, che molte laide e brutte
Piacciono, e sono in grande onor tenute;
Ed un d’altro amator gioco si prende,
1488E il suade a invocar Venere amica,
Perchè in un turpe amor tribola afflitto;
Nè spesse volte il miserel si avvede,
1491Che son degli altri i mali suoi peggiori.
La nera gli par bruna; un po’ sciattina
La ciondolona sudicia e fetente;
1494Chi ha gli occhi glauchi come quei del gatto
Pallade in miniatura; una gazzella
Chi è tutta nervi e secca più d’un uscio;
1497Quella nana, che pare un scarabocchio,
Proprio una Grazia, tutta pepe e sale;
Quella pertica lunga, smisurata