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libro quarto 229

A stento emana: e che qualunque odore
882Da l’imo de le cose esali e parta
Il mostra ciò: che infranti o triti od arsi
Mandano i corpi ognor più vivo olezzo.
885Convien poscia osservar, che de la voce
Ha d’avere l’odor semi più grossi,
Già ch’ei non vale a penetrar quei muri,
888Per cui la voce e il suon varcan sovente.
Vedrai però, che non è facil tanto
Il loco rintracciar dove sia posto
891Ciò che odori, perchè l’onda ch’ei vibra,
Indugiando per l’aure, a poco a poco
Si raffredda, e così l’odor non giunge
894Caldo indicio de’ corpi al nostro olfato:
Spesso i cani così perdon le tracce.
     [Nè de l’odore e del sapor soltanto
897Questo ch’ò detto avvien, ma parimenti
Non già tutti i color’ le forme tutte
Si acconciano così di tutti al senso,
900Ch’un più d’un altro aspro a veder non sia.
Tal che star fermo e sostenener la vista
Del gallo, uso a scacciar l’ombre con l’ali
903E chiamar l’alba con sonora voce,
Non può il fiero leon; ma tosto in fuga
Volgesi: a punto perchè certi semi
906Hanno i galli nel corpo, i quali, entrando
Negli occhi del leon, sì fattamente