E perchè ciò che ad altri è amaro e tristo 801Possa ad altri parer grato e soave;
E tal disparità, divario tanto
V’è in ciò, che un cibo, che per uno è vita, 804Esser può per un altro acre veleno:
Evvi un serpe di fatti il qual, se il tocchi
La saliva de l’uom, morde e consuma 807Esso stesso il suo corpo infin che muoia;
E l’elleboro, a noi fiero veleno,
A coturnici e capre adipe accresce. 810Per saper come mai questo succeda,
Giova pria rammentar ciò ch’anzi ho detto,
Che ne’ corpi, cioè, diversamente 813I principj fra lor si tengon misti.
Or, tutti gli animai che prendon cibo,
Come di fuor son differenti, ed hanno 816Vario contorno e specïal tessuto,
Così di varj semi essi son fatti.
E varj essendo i semi, esser diversi 819Gl’intervalli, le vie, che pori io chiamo,
Devono in ogni membro e ne la bocca
E nel palato ancor. Deggiono dunque 822Esser altri minori, altri maggiori,
Trïangolari alcuni, altri quadrati,
Molti rotondi, e alcuni in varia guisa 825Irti d’angoli molti. E, come chiede
La rispondenza tra le forme e i moti,