Nè a spiegar come mai sentan sapore 774Il palato e la lingua a noi fa d’uopo
D’un po’ più di fatica. Esso da prima
Sentesi ne la bocca, allor che il cibo 777Masticando spremiamo, a quella guisa
Che con la man si sprema e si dissecchi
Spugna d’acqua imbevuta; indi si sparge 780Pe’ fori del palato e gl’intricati
Pori, che son ne la spongiosa lingua,
Tutto il succo spremuto; ed ove i corpi 783Del penetrante umor son miti e lievi,
Tutte toccano allor soavemente,
Soavemente allor blandiscon quelle 786Che fan giro a la lingua umide chiostre;
Ma quanto più son raggruppati ed aspri,
Tanto più il senso allor pungono e squarciano. 789La voluttà del gusto indi, s’osserva,
Non va in là del palato; e allor che il cibo
Precipitò giù per le fauci, alcuna 792Voluttà non è più, mentre per tutte
Le nostre membra tutto si diffonde.
Nè importa di qual cibo il corpo viva, 795Sol che tu possa il digerito pasto
Spargere ne le parti, ed egualmente
Lo stomaco serbare umido sempre. 798Or come avvien dirò, che il cibo stesso
Diversamente a ogni animal convenga,