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224 la natura

Per diversa ragion: chè di portenti
747Tutto il genere umano avido è troppo.
     Stupir del resto non si dee, che gli occhi
Veder palese e penetrar non ponno
750In quei lochi per cui passan le voci,
E scotono le orecchie, anche qualora
A chiuse porte conversiam; chè a punto
753La voce può pe’ tortuosi pori
Di qual sia corpo traversare illesa,
I simulacri no: però che a brani
756Si fanno allor che non son dritti i pori
Come nel vetro, in cui l’immagin passa.
Già che, dove n’emetti una, in parecchie
759Si propaga, e da queste altre ne nascono,
Come talor di fuoco una scintilla
Negli elementi suoi sparger si suole.
762Quindi avvien, che le voci empiano i lochi,
E, benchè posti intorno o dietro ascosi,
Li feriscon co ’l suono e scoton tutti.
765Ma, una volta emanati, i simulacri
Van per dirette vie; però nessuno
Discerner può traverso una parete,
768Ma può bene di fuori udir le voci.
Pur questa voce istessa, in quel che i muri
De le case traversa, si rintuzza,
771Confusamente penetra l’orecchie,
E suon più che parole udir ne sembra.