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156Assenzio, il grave abròtano, la trista
Centäurëa, se mai per caso un d’essi,
Qual più ti piacerà, lieve con due



159Più tosto non dirai, che in molte guise
Parecchi simulacri errano privi
Di tutta forza e d’ogni senso ignudi?
     162[Ma non pensar però, ch’errino i soli
Simulacri ch’emanano da’ corpi,
Chè altri ancora ve n’ha, che da sè stessi
165Formansi in questo ciel ch’aere si appella,
E diversi di forma in varie guise
Poggiano per gli spazj alti, ed essendo
168Fluidi, non cessan di mutar sembianza,
E di qual corpo sia prender l’aspetto:
Come le nubi ch’addensar vediamo
171Facilmente ne l’alto, e con leggero
Moto via per la cheta aere alïando
Turbano del tranquillo etra la faccia;
174Onde in aspetto di giganti or sembrano
Volare e larghe intorno ombre diffondere,
Or d’alti monti e svelte rupi in guisa
177Mover d’innanzi e traversare il sole,
Or in forma di belve una su l’altra
Ammucchiar nembi e provocar tempeste.]