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libro quarto 201

V’han dunque effigie tenui e simulacri
Simili a’ corpi, e, ben che alcun non possa
132Percepirli distinti uno per uno,
Pur, da l’assiduo e spesso urto sospinti
Dal piano de lo specchio e ripercossi,
135Visibili si fanno; e in altra guisa
Continuärsi non potrebber tanto,
Che ad ogni corpo egual rendan figura.
     138Or, quanto mai sottil sia la sostanza
De l’immagine, ascolta; e, già che tanto
Lungi i principj son da’ sensi nostri
141E più minuti ancor di quanti obietti
Sfuggon primi de’ nostri occhi a l’acume,
Odi pria brevemente, ond’io tel provi,
144Quanto sian tenui d’ogni cosa i semi.
Animali vi son piccioli tanto,
Che la lor terza parte in guisa alcuna
147Discerner non si può: qual esser deve
Un costoro intestino, un membro, un arto,
Quale il globo d’un occhio o ver del cuore!
150Come piccoli son! Quanto sottili
Esser denno i principj, onde composte
Son d’ognuno di lor l’alma e la mente?
153Non vedi quanto son tenui e minuti?
Tutto ciò, in oltre, che dal corpo esala
Un acre odor, la panacea, l’amaro