Si seppellisce in grave sonno, cerca
D’ogni cosa l’oblio, la via ritesse 1383Rapidamente, e a la città ritorna.
In questa guisa ognun fugge sè stesso;
Ma non valendo, come sempre avviene 1386Naturalmente, ad evitarsi, ai mali
Resta allacciato, e, perchè infermo e ignaro
De la causa del morbo, odia sè stesso. 1389Se la vedesse ben, tosto ciascuno,
Ogni cosa lasciando, intenderebbe
De la Natura a studïar le leggi; 1392Poichè d’una fugace ora il destino
Non si tratta saper, ma de l’eterno
Tempo, in cui volger dee dopo la morte, 1395L’età che avanza a ciaschedun mortale.
Perchè infin tal di vita ingorda brama
Tanto ne’ rischj a trepidar ne sforza? 1398Sta dinanzi al mortal certa la fine;
Nè può far sì che da la morte ei campi.
Sempre ne’ fatti stessi ei si rigira, 1401Sempre in un loco sta; nè, perchè lunga
Sia la sua vita, avvien che una diversa
Voluttà nuova ei conïar si possa: 1404Ma tutto ciò, che non possiede e brama,
Quello gli par che sopra a tutto ecceda;
Se questo ottien, d’altro desio s’accende, 1407E con tal sete ognor la vita anela.