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190 la natura

E tu pur dubbj e di morir ti sdegni?
Tu che, sebben respiri e gli occhi mova,
1356Morto sei ne la vita, e dentro al sonno
La più gran parte de l’età consumi,
E sveglio dormi, e di sognar non cessi?
1359Tu che un vago terror porti nel petto,
Nè spesso trovar sai che mal ti opprima,
Quando con dubitosa alma ti affanni
1362Fra mille cure, e, come ebbro ondeggiando,
Vai d’errore in error sempre infelice?»
     Se l’uom, come sul cor ne sente il peso,
1365Saper potesse il mal che sì l’opprime,
E conoscere ancor da qual cagione
Esso provenga, e come mai cotanto
1368Fardello di dolor gli aggravi il petto,
Certo così non condurría la vita,
Come il più de le volte ora vediamo:
1371Chè ciascun più non sa ciò che si voglia;
Muta di loco, ed un sempre ne cerca,
Quasi possa deporvi il suo fardello.
1374Fugge da le magioni ampie, e non prima
Fuor mette il piè, che ritornarvi agogna,
Perchè di fuor nulla di meglio ei trova;
1377Sferza i poledri, e a precipizio corre
Verso la villa, come alcun dovesse
Dar pronto ajuto a le sue case in fiamme;
1380Ma, tòcco appena il limitar, sbadiglia,