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libro terzo 185

Non languisser le tue membra disfatte,
Sempre eguali sarían tutte le cose,
1221Ove potessi pur vincer vivendo
I secoli, anzi ancor se fossi eterno.»
Che cosa a ciò risponder noi potremmo,
1224Se non, che la Natura a buon diritto
Ne chiama in lite ed a ragion ne accusa?
E quando un uom già per vecchiezza infermo
1227Troppo si lagni e la sua fin lamenti,
Ragionevol non è, ch’ella più gridi,
E con voce più acerba anco il rampogni?
1230«Via, sciocco, il pianto; al querelar pon freno:
Tutti hai gustati de la vita i beni,
E fradicio già sei; ma perchè ognora
1233Brami ciò che non hai, ciò ch’ài dispregi,
Scema e discara è a te corsa la vita;
E già su ’l capo tuo piomba la morte,
1236Pria che v’abbi pensato, e d’ogni bene
Te ne possa partir colmo e satollo.
Or lascia dunque ciò che mal si addice
1239Agli anni tuoi con animo tranquillo;
Abbandonalo a quei che n’han diritto;
Or su, t’affretta, è necessario!» Giusta
1242Saría, credo, Natura, ove il facesse,
Giusti i rimprocci suoi, giusto il suo grido.
Poichè scacciate ognor cedono il loco
1245Le vecchie cose a le novelle, e a forza