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a lucrezio 17

Indi la tarda esperïenza, a cui
Duce è il libero esame e norma il fatto,
Cauta su le prudenti orme si mise
De le feconde analogie; gli abissi
Esplorò de le terre ampie e de’ mari;
Ne’ recessi degli organi sorprese
Le prime polle de la vita e il raggio
Del crescente pensier; di grado in grado
Le molteplici forme ascender vide
Rifrangendosi in mille; ne l’immensa
Pugna de l’infinito essere a monti
Falciar vite la morte, e a quelli in cima
L’inno de la vittoria ergere i forti.
Nè già paga di ciò, corse a le stelle;
E come da l’occulta aliga a’ rami
De la querce, che il tempo e gli euri sfida;
Da l’operosa mònera e dal cieco
Madreporico gregge, onde sanguigne
Zone immense ed enormi isole ha il mare,
A l’anguìmane immane indico bue,
Ch’ardue torri sul dorso ampio sopporta;
Dal sasso inerte a l’animo che pensa,
Con eguale, costante, unica legge
Venere scorre e in idoli fugaci
L’eterna de la vita onda propaga,
Così da quest’opaco orbe, già trono
De l’uom superbo e cardine del mondo,

2 – Rapisardi: Lucrezio.