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162 la natura

603Partecipi co ’l corpo anche la morte.
Anzi nel corpo infermo erra smarrito
L’animo spesso, e in suoi vaneggiamenti
606Stolte cose favella, e per letargo
Grave talor su’ chiusi occhi e il cadente
Capo eterno si stende alto sopore,
609Sì che udire le voci, e i cari aspetti
Ravvisar più non può di quei che intorno
Gli stanno intesi a richiamarlo a vita,
612Di lacrime rigando ambe le gote.
N’è però forza confessar, che l’animo
Si dissolve egli pur, quando in lui penetra
615Il contagio del mal, però che sono
Morbo e dolore artefici di morte,
Come il fato di molti ognor ne insegna.
618Perchè pure, oltre ciò, quando la forza
Del vino penetrò l’uomo, e le vene
Tutte gli corse il penetrante ardore,
621Tosto le membra s’aggravan, trampellano
Le gambe, grossa imbrogliasi la lingua,
La mente ebbra vacilla, imbambolati
624Nuotano gli occhi, e clamori e contese
E singhiozzi prorompono ad un tratto
E ciò che de l’ebbrezza è ognor compagno,
627Perchè avvien tutto ciò, se non per questo,
Che può del vin la vïolenta forza
L’anima conturbar nel corpo stesso?