603Partecipi co ’l corpo anche la morte.
Anzi nel corpo infermo erra smarrito
L’animo spesso, e in suoi vaneggiamenti 606Stolte cose favella, e per letargo
Grave talor su’ chiusi occhi e il cadente
Capo eterno si stende alto sopore, 609Sì che udire le voci, e i cari aspetti
Ravvisar più non può di quei che intorno
Gli stanno intesi a richiamarlo a vita, 612Di lacrime rigando ambe le gote.
N’è però forza confessar, che l’animo
Si dissolve egli pur, quando in lui penetra 615Il contagio del mal, però che sono
Morbo e dolore artefici di morte,
Come il fato di molti ognor ne insegna. 618Perchè pure, oltre ciò, quando la forza
Del vino penetrò l’uomo, e le vene
Tutte gli corse il penetrante ardore, 621Tosto le membra s’aggravan, trampellano
Le gambe, grossa imbrogliasi la lingua,
La mente ebbra vacilla, imbambolati 624Nuotano gli occhi, e clamori e contese
E singhiozzi prorompono ad un tratto
E ciò che de l’ebbrezza è ognor compagno, 627Perchè avvien tutto ciò, se non per questo,
Che può del vin la vïolenta forza
L’anima conturbar nel corpo stesso?