Cedono pur di numero, e per gli arti,
Tal penso almen, son raramente sparsi; 498Onde affermar tu puoi, che quanto piccoli
Sono i semi che spinti eccitar ponno
I sensiferi moti a noi nel corpo, 501Tanti spazj occupar singolarmente
Dénno i semi, di cui l’anima è intesta.
Però la polve non sentiam che al corpo 504Ci si attacca talor, nè su le membra
Sparsa argilla sottil, nè la notturna
Nebbia sentiam, nè fil tenue di ragno 507Quando per via diam dentro a le sue reti,
Nè la flaccida sua spoglia caduta
Sul nostro capo, nè piume d’augelli, 510Nè volante lanugine di cardo,
Che leggera è così che cade a pena,
Nè di qual vuoi strisciante animaletto 513Su ’l corpo nostro il progredir sentiamo,
Nè qualsiasi vestigio, onde la pelle
Ci sfioran le zanzare e gli altri insetti. 516Ond’è mestier, che molti semi immisti
Ne’ corpi nostri muovansi e trasmettano
Pe’ meandri nervosi il senso avuto, 519Pria che i semi de l’anima commossi
Ricevano tal senso, e, martellando
Per le frapposte vie, concorrer possano 522Ed unirsi e balzar con vece alterna.]