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libro terzo 157

Cose ei perde oltre ciò, prima che sia
471Fuor de le membra sue l’anima espulsa.
     Dir poi: gli occhi per sè veder non ponno,
Ma l’animo da lor guarda sì come
474Da dischiuse finestre, è tal sciocchezza,
Cui si oppone degli occhi il senso istesso:
Tanto più che affisar fulgidi obietti
477Sovente non possiam; però che il senso
A le stesse pupille i luminosi
Corpi attira da pria, poi li respinge,
480Chè il troppo lume ogni veder ne toglie.
Ciò non avvien per fermo a le finestre:
Nè, perchè noi guardiam, travaglio alcuno
483Soffron gli usci dischiusi. Ed oltre a questo:
Se ufficio di finestre hanno i nostri occhi,
Tolte via tali imposte, e d’occhi priva,
486Veder meglio che mai l’alma dovrebbe.
     Nè qui adottare in modo alcun tu puoi
Ciò che il giudicio riverito afferma
489De l’illustre Democrito: che i semi
De l’animo e del corpo un presso a l’altro
Son con alternativo ordine posti,
492E intessono così gli organi nostri.
Poichè i semi de l’anima non solo
Son più piccioli assai di quei che il corpo
495E i visceri compongono, ma ad essi