390La vïolenta forza è dei lëoni,
Che spesso dal ruggir spezzansi il petto, [M.]Nè capir ponno in cor de l’ira i flutti. 393Ma l’animo de’ cervi è più ventoso
E frigido, e le fredde aure, commosse
Più celeri pe’ lor visceri, un tremulo 396Moto in tutte le membra indi producono.
Di più tranquilla invece aria si nutre
La natura de’ buoj, nè mai la face 399Fumida d’un’occulta ira la turba,
Ombre spargendo di caligin cieca,
Soverchiamente, nè rigida torpe 402Dal freddo strale del timor trafitta; [M.]Ma sta fra’ cervi e i fier leoni in mezzo.
Tal è il genere umano; e, ben che alcuni 405Orni e adegui il sapere, esso pur lascia
Ne l’animo d’ognun l’orme primiere
De la Natura. Nè che mai si possa 408Svellare i vizj da le lor radici
Creder si dee, sì che costui più pronto
Non prorompa a feroci ire; assalito 411Sì tosto dal timor quegli non sia,
Nè un terzo sia più del dover clemente.
In altre molte cose esser difformi 414Le nature degli uomini pur denno
E i costumi seguaci; e s’or non posso
L’occulte cause esporne ed altrettanti