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libro secondo 113

E fatti i corpi son di misto seme.
903Così qua e là ne’ versi miei tu vedi
Più elementi a più voci esser comuni;
Pur forza è confessar, che tra di loro
906Han difformi elementi e voci e versi;
Non che di molte lettere comuni
Ivi occorra poc’uso, o non vi sieno
909Due sole voci con le stesse lettere,
Ma perchè tutte non son pari in tutte.
Così del par, molti comuni semi
912Di molte cose in varj corpi essendo,
Posson pur ne l’insieme esser diversi:
Tal che ben dir si può, ch’án varj semi
915L’uman genere, il gran, gli alberi lieti.
     Nè pure è da stimar, che in tutti i modi
Aggrupparsi tra lor possano i semi:
918Poichè mostri ogni dì nascer vedresti,
Ed esister centauri, ed alti rami
Venir fuori talor da un corpo vivo;
921Molte membra terrestri a le marine
Spesso intrecciarsi, e pascer la Natura
Per le onnigene terre atre Chimere
924Fiamme spiranti da la bocca orrenda.
Di che nulla avvenir n’è manifesto,
Quando vediam, che tutto ciò, che nasce
927Da certi semi e certa genitrice,
Può la sua specie conservar crescendo;

8 — Rapisardi: Lucrezio.