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libro secondo 111

Chè necessario è ben, che ogni natura
849Di Numi, per sè stessa eternamente
Di pace inalterabile fruïsca
Da nostre cose immensamente esclusa;
852Quando scevra d’affanni e di perigli
Basta sola a sè stessa, e, nullo avendo
Mestier di noi, merto non è, nè colpa
855Che d’amore la prenda, o muova ad ira.
[M.]Chè, s’altri vuol chiamar Nettuno il mare,
Cere il grano, e abusar di Bacco il nome,
858Anzi che proferir la propria voce
Di vino, concediam che qui pur dica
Esser la terra degli Dei la madre,
861Pur che in vero a sè stesso egli perdoni
D’insozzar l’alma di credenza abietta.
Pur tuttavia la terra in ogni tempo
864Vuota è di senso, e perchè chiude i semi
Di molte cose, molte cose in molti
Modi a’ raggi del Sole essa produce.
     867Spesso così, pascendo un prato istesso
Greggi lanute e bellicosa prole
Di destrieri e di buoi cornuti armenti,
870Sotto la vòlta de lo stesso cielo,
Entro la stessa correntía di fiume
Temperando la sete, in varia specie
873Pur vivon tutti e serban la natura
Tutta de’ genitori, i cui costumi