Di cui gli esempj noi vediam sì rari. 714Pur concedere io vo’, che siavi cosa
Ne la natía sua specie unica e sola,
Ch’altra simil non abbia in tutto il mondo; 717Pur se non era senza fin la copia
De’ semi, onde potesse esser concetta
E sorgere a la vita, in modo alcuno 720Non generarsi mai, nè crescer quindi
E prendere alimento avría potuto.
Se fingi in fatti, che i finiti semi 723D’una cosa agitati errin pe ’l Tutto,
D’onde, in che loco, per che forza e guisa
Per tanto oceano di materia, in tanta 726Diversa turba ad aggrupparsi andranno?
Non, come penso, avran modo di unirsi:
Ma come il vasto mar, se molti e torbidi 729Di navi spezzator venti prorompono,
Scagliar suole qua e là banchi ed antenne,
Vele, prora, timon, remi natanti, 732Sì che da’ lidi fluttuar si vedano
I rotti aplustri, e a l’uom servan d’avviso,
Perchè voglia evitar del mare infido 735Le insidie, le potenti ire e le fraudi,
Nè mai, quando sorrida, a l’ingannevole
Fallacie de le piane onde si creda; 738Così, dove finiti alcuni semi
Tu ti finga una volta, eternamente