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104 la natura

Color de le conchiglie e l’auree specie
660Del pavon, di beltà vaga soffuse,
Vinte omai giacerían da le novelle
Iridi de le cose; e dispregiato
663De la mirra l’odor, del miele il gusto,
E l’armonia de’ cigni, e in su le corde
I dedalei febèi canti sconfitti
666Per simile ragion sarían già muti:
Però che sempre un che di più prestante
Sorgería da l’antico; e così pure
669Retroceder potría tutto in peggiori
Forme, come in migliori abbiam già detto;
E, peggiorando ognora, ognor più sgrate
672A le nari, a le orecchie, a le pupille,
De la bocca al sapor sarían le cose.
Ma poi che questo non avviene, e certo
675Ad ogni cosa è un limite prescritto,
Che d’ogni lato ne contien la somma,
È necessario confessar, che i semi
678Variano sì, ma in definite forme.
Infin da’ fochi a l’algide pruíne
È finito il passaggio, ed a l’incontro
681Per simile ragion dal gelo al foco.
Poichè il freddo e il calor fansi a vicenda
Limite, e in mezzo a lor gradatamente
684Stanno i medj tepor ch’empion la somma:
Variano dunque le create cose