Nè formati dirai di semi uguali 552I bei colori, in cui l’occhio si pasce,
E quei che con la turpe orrida vista
Ne pungon gli occhi e lacrimar ne fanno. 555Ogni forma però, che i sensi molce,
Certo non fu senza liscezza alcuna
Di principj creata, ed a l’incontro 558Quella che ci rïesce aspra e molesta
Dee di scabra materia esser formata.
Tali cose pur v’ha che affatto lisce 561Non possono a ragione esser tenute,
Nè con apici torti al tutto adunche,
Ma co’ loro angoletti un po’ sporgenti 564Più il senso titillar che offender ponno:
Appartiene a tal genere la feccia
Ed il savor de l’enula campana. 567Che in vario modo infin dentati sono
La gelida pruína e i caldi fuochi,
E che pungon così del corpo i sensi, 570Chiaro indicio ne dà di entrambi il tatto.
Però che tatto, tatto, o santi Numi,
È il sentire d’un corpo, o allor che in questo 573Penetra dolcemente un che di esterno,
O quando alcuna cosa entro a lui nata
Lo affligge, o alcun gli dà piacere, uscendo 576Via per le genitali opre di Venere,
O quando per alcun urto si turbano