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del ministero ed altre simiglianti modificazioni. Alcuni studenti perorarono la causa del popolo; parecchi rappresentanti della Dieta che si avventurarono a rispondere per esortare le moltitudini alla quiete ed all’ordine, s’ebbero fischi ed insulti. Allora un diplomatico si fece alla finestra per promettere nella dilazione di poche ore importanti provvedimenti di governo. Il popolo si avvide quali fossero i disegni del tirannico consiglio, scorgendo nelle vie il passaggio rapido di molte truppe e delle artiglierie dalla miccia accesa. I fondachi furono incontanente chiusi; bentosto formaronsi attruppamenti armati che con grida e gesti furibondi invasero e devastarono il palazzo degli Stati; quindi si avviarono alla casa del Metternich, in Landstrasse, per chiedergli conto dei milioni di debito co’ quali aggravava il paese. Il ministro, scosso dallo strepito delle armi e della pubblica vendetta, rifuggiva co1 suoi a’ più segreti penetrali della propria abitazione, e là commetteva la propria salvezza ai granatieri italiani, i quali fornivano la guardia del palazzo; e que’ bravi — sdimenticando le gravi offese che nel lungo periodo di trentaquattro anni il dispotico ministro aveva arrecato alla loro patria infelice — a lui fecero cerchio della persona nell’escir dal palazzo, assicurandogli talmente una vita di confusione e di rimorsi. Lui scampato, la furente moltitudine volle rovistare, demolire, porre in ruina il luogo ove erasi sì a lungo annidato il rovinatore delle sorti de’ popoli; e le ricche supellettili furono infrante, arse le carte e i tappeti, rotte e devastate le mura. La vaudalica impresa cresceva l’animo agl’insorti; i quali, sentendo farsi i desiderii più ardenti sulla caduta delle antiche autorità, e sullo spezzato fren delle leggi, correvano a furia verso il Palazzo imperiale per ripetere lo insulto; ma, quivi erano a guardia altri soldati italiani, che colle armi al braccio dichiararono fermamente di non far fuoco sul popolo, servire di scudo alla famiglia dell’imperatore e non altro. La turba nèl ritirarsi di là tutta commossa dall’attitudine di que’ generosi, ode non lungi H rumore della moschetteria; e il suo mobile ingegno, d’intenerita che era, la fa disperata. Ognuno si urta, si spinge verso l’arsenale, verso le proprie case e verso i fondachi degli armaiuoli per munirsi di oggetti da offesa. Le truppe traggono spietatamente addosso agli ammutinati e molli cadono feriti e morti. Alle porte della città vengono collocate numerose artiglierie per impedirne Io ingresso. Ne’ sobborghi — tranne quello di Leopoldstadt — la rivoluzione infierisce e particolarmente in Mariahilf, ove le schiere fedeli fanno fuoco di moschetto dalle scuderie imperiali. Il comandante generale arciduca Alberto presentasi a cavallo alla testa di una compagnia di zappatori, e tenta placare la popolare effervescenza; gli studenti rispondono volere ad ogni costo la Costituzione. È ordinato il fuoco, cui succede una scena di massacro tremendo dalle due parti. Altre truppe accorrono e si assembrano, disarmate però ben presto dallo esempio degli artiglieri viennesi, i quali, nel plauso de’ sollevati, tolgono le baionette dai loro archibugi al comando di muovere alla carica. Durante la notte vi fu luminaria generale per solennizzare il fausto evento della fuga precipitosa del principe di Metternich. Tanta reliquia d’affetto lasciava nel suo paese natio quell’uomo d’ingegno minuzioso, cauto e mezzano, ch’ebbe fama e sventura