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LIBRO TERZO
L’11 febbraio in Napoli. — Il ministro Bozzelli. — Vittoria de’ Siciliani. — Pace trattata e non conchiusa. — Per nuovi moti è concesso uno Statuto al Piemonte. — Allocuzione del papa ai Romani. — Costituzione toscana. — Vacuità di cure e dissonanza ne’ concetti. — Trattato Austro-Modenese-Parmense. — Francesco V d’Este. — Carlo II di Borbone. — Cacciata de’ gesuiti dal Piemonte, dal Genovesato, dalla Sardegna. — Quale il governo della Lombardia e della Venezia. — La Congregazione centrale del Regno. — Coraggiose proposte del Nazzari, del Manin, del Tommaseo. — Lettera di Teresa Manin. — Stato morale di quelle oppresse popolazioni. — Politica infernale. — Apparizione di una meteora sanguigna sulle Alpi. — Rivoluzione di Parigi. — Fuga del re de’ Francesi. — Proclamazione della repubblica. — Statuto pel governo temporale degli Stati di Santa-Chiesa. — Partenza de’ gesuiti di Roma e di Napoli. — Agitazioni nella Germania. — Maggiori larghezze in Piemonte. — Fuga di Mellernich e rivoluzione in Vienna. — Avviso a’ Milanesi del vico-presidente O’Donnel. — Primi moti e minacce del Radetzky. — Il conte Gabrio Casati. — Combattimento accanito. — Congregazione municipale. — Le armi del popolo. — Gli aerostati messaggeri di sommosse. — Vittoria e fuga degl’imperiali. — Barbarie commesse dal soldato tedesco. — Sortita dei popolani contro i fuggiaschi. — Beate illusioni e in chi la colpa.
A dì 29 gennaio, re Ferdinando promise a’ suoi popoli una Costituzione. A dì 11 febbraio, quella promessa fu un fatto compiuto. Unanime la riconoscenza partita dal cuore. Cittadini di tutte classi si affollarono sulla piazza di S. Francesco di Paola, la quale vastissima pareva angusta a contener tanta gente. Il principe, seguito da sua moglie, dall’erede del trono, dai suoi due fratelli, si fece sul verone del regale palazzo a ricevere l’omaggio delle moltitudini, e portando la destra sul petto, rispondeva con tale atto alle voci di «Viva Ferdinando II! — Viva la Costituzione! — Viva l’Italia!» E siccome a ogni tratto si faceva maggiore il numero delle genti affollate e il grido devoto ognor più crescente, quegli che omai parea certo dell’amor de’ suoi sudditi, escì dalla reggia per raccogliere da vicino il premio di un’opera tanto desiderata, sì a lungo protratta. Allora, lo entusiasmo divenne febbrile, e i saluti di onore confusi in uno solo, si mutarono in suono alto di festa, commoventissimo. E chi baciava le mani del re, chi il lembo della sua veste; chi diceagli parole di grazie, di affetto; chi designavalo il balio della italiana nazionalità; chi lo incoronatore delle speranze di tanti secoli. In siffatto modo, e principe e popolo corsero la via di Toledo echeggiante voci di giubilo e di espansiva, abbandonata libertà.
Lo Statuto fondamentale — che avea fatto sì cange le condizioni politiche dei Napoletani — era stato compilato dal ministro Bozzelli, già consigliere di Stato nel 1820, bandito l’anno appresso come colpevole di fellonia e dimorato ne’ due paesi più liberi di Europa; finchè, assoluto nel 1838 delle sue civili virtù, rimpatriando, si dava alla lucrosa professione di avvocato in fama. Sembra che in