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ignoranza de’ Reali di Spagna, la politica diffidente della casa d’Ausborgo e la sublime leggerezza degli esautorati di Francia.

Vizi siffatti, divampanti dall’alto, dovevano irremissibilmente discendere nelle classi della società che più frequentan la corte. Il sentimento della dignità e dell’onore è in esse tenuto in conto di cosa vieta, infruttifera. Laddove un re froda a’ capitoli di un pubblico o privato contratto, —egli esempi sono moltissimi e noti! — i ministri non responsabili dovevano permettersi il rubar nello erario e il vivere di larcinio, non pagando mercede ad alcuno, Quegli alti impiegati non davano stipendio a chi gli serviva, nè compensavano il sarto, il fa-cocchi, il magnano, il legnaiuolo delle loro fatiche, ed il mercante delle sue merci. E i loro inferiori dovevano seguire lo esempio de’ capi col tassare gli appaltatori che avessero affari col governo, ed ogni persona che per proprio interesse si facesse a penetrare negli ufficii della pubblica amministrazione. Onde avviene che il paese napoletano, il quale si ha le migliori leggi d’Italia, gli è retto nel peggior modo possibile a desiderio dei più che vi abitano. E spesso io che scrivo, ho veduto onesti industriali essere costretti a rescindere contratti per forniture governative, perchè le mance in danaro a concedersi agl’impiegati, dal ministro al bidello, esaurivano intero il provento. E creditori andare in prigione per aver ricorso ai tribunali contro un cortegiano moroso. E famiglie povere flettere il loro diritto dinanzi a ricco ed ingiusto competitore, il quale per tutta ragione si aveva il buono da satollar giudici ed avvocati. Ed altri molti essere sostenuti per giorni, o per ore nelle carceri di polizia tra i ladri di pezzuole e di borse, per aver niegato il solito regalo al commesso de’ passaporti.

Una sì grande immoralità ha portato i suoi effetti. Ed ecco perchè nessuno maraviglia rinvenendo nella luttuosa storia di quel paese un Guidobaldi, uno Speciale, un di Canosa, un De-Matteis, un Malvica, un Merenda, un Cioffi, un che apra mercato della persona, dell’onore, della coscienza, del proprio ingegno! Gli onesti di quella terra son morti… E quei che pur miseramente vivono, gemono nelle più dure prigioni, errano nell’esiglio, o si rimangono in patria muti e trepidanti per la cara libertà, sol perchè onesti e dabbene.

Per giovanile trastullo il re volle avere un esercito, ed a capriccio, di dì e di notte, si piacea trarre i soldati al maneggio delle armi sul campo di Marte; più tardi, con leggi severe di militar disciplina ei seppe formare in un paese — che non ne avea lo elemento e le tradizioni — un’armata disciplinata e compatta, la quale servisse quando che fosse di baluardo alle sue dispotiche volontà. Negli arsenali congegnò navi da guerra, fuse cannoni ed altri edilizi di campo; le armerie crebbe e perfezionò; il progresso altrove attuato accettò nelle vesti, negli arnesi, negli artifizi guerreschi. La istruzione, che aduggia nel popolo, la coltiva nelle scuole militari e negli ufficiali sempre la favorì; ove poi esca dal limite e qualcuno di essi si attenti divagarsi nelle lettere e negli studi, gli beffeggia col titolo di pennaruoli, e della loro scienza forma ostacolo al salire. Quelli ama sol perchè utili; i soldati assai predilegge, ed ogni arte sa usare per ingrazionirsene l’animo. Inaspettato entra nelle loro caserme, esamina il vitto