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par lui, i quali per loro perfide e ambiziose mire il volevano ad ogni costo ignorante e brutale; onde i conventi, gli attinenti giardini, le chiese e le case dai parrochi erano sicuro, inviolabile asilo al delitto, favorato e protetto da religiose superstizioni.

E per colmo di mali, sulle quattro diverse autonomie su accennate una classe prepotente si ergeva, devota alla corte per accordati privilegi, arrogante verso gl’inferiori a sè per la disparità dei goduti diritti, la quale siffattamente influiva sull’animo del re a padroneggiarne in tempi difficili e decisivi il pensiero, l’azióne e la facoltà di eseguirli.

Un impero congegnato in tal guisa, doveva, per la ragione stessa delle cose, poggiar sempre sul falso. Cauto e celato, violento ed insidioso, non calcolando che la propria conservazione, procedeva alla pubblica quiete con misure alquanto aspre a paragon delle offese. Consigliato da una società d’uomini, che si considerano cadaveri nelle mani de’ lor superiori, lasciava impunite le licenze del clero e ampiamente autorizzava la loro teocratica potestà. L’azione del governo era molta e a suo modo; la parola scarsa ed altera, le maniere or dure, or diffidenti, di continovo disprezzo; senza por mente agli uomini ed ai tempi cangiati.

Gli è che Carlo Alberto — temendo da una parte l’Austria, ognora sua individuale inimica e sempre più odiata, dall’altra i popoli, non mai dimentichi del passato ed educantisi al presentimento dello avvenire — aveva affidato le sortì delle principali città dello Stato ad uomini avvezzi in Russia al rigor del bastone, al comando assolato, al sacrificio di tutto e di tutti alle smanie de’ proprii capricci. Cotesta gente soleva soffocare i lamenti col bando, i sospiri col carcere, i patimenti collo scherno, la dignità degli atti colle angherie le più raffinate. Stretti a' gesuiti — spie attivissime, non apparenti, capaci di ogni artifizio per corrompere, o scrutinare la mente ed il cuore — siccom'essi atei, materialisti bigotti in un tempo, imponevano lo esercizio cattolico agl'impiegati e a'loro soggetti al pari che Io esatto pagamento delle gabelle e de' dazi governativi. Carnefici della civiltà, credevansi di tal forza da rendere immobile il progresso de’ tempi, da far cheto in perpetuo il pensiero, da infrenare le lingue; e ciò per serbare a sè stessi la voluttà dello imperio, il pingue stipendio, il regio favore basato sulla paura. E scrivevano al principe privati messaggi in cui se gli dipingeva il paese sedente sopra un vulcano pronto a scoppiare; molti i rivoluzionari e gli audaci; troppi gli scritti permessi dalla,censura, innocenti nelle apparenze, tristissimi nello scopo celato; diffidasse de' letterati, de' filosofi, de' dotti e in ogni uomo vedesse un fellone, un settario, un malvagio.

L’arco fu teso or per regio consentimento, ora no. Sol quando la corda minacciò di spezzarsi, e si vide la monarchia scalzata quasi nelle fondamenta dai peccati di quella falange di tristi, si pensò rimuoverla dagli alti ufficii e, per tema di sparire con essa, stimavasi opera prudente il cancellarne ogni traccia.

Molte cose — non tutte — venivano corrette da seggo e provvidenziali Riforme, il cui importantissimo effetto fu la unione tra il principe e i popoli; tra i Savoiardi, i Piemontesi, i Liguri e i Sardi infra loro; tra le classi della società, almeno nelle