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o disfarsi con la morte della moglie; e questo diritto, era comune al figlio contro le proprie sorelle.
In Egitto; i maschi non assumevano nessun incarno per l’alimento dei genitori, di cui erano gli eredi, e questo peso dovea gravare le diseredate donne, il cui adempimento avveniva col mercimonio dissolutore del loro infelice personale.
Gli Arabi potevano uccidere le donne soverchie che nascevano in famiglia.
I Germanesi e gli antichi Galli, le dichiaravano schiave dell’uomo; laonde alla morte di lui le uccidevano sul suo sepolcro per andarlo a’ servire all’altro mondo, come lo aveano servito vivente con improbe fatiche.
Questo è vivo uso degli Arabi i quali, nell'inerzia delle loro tende, confidano tutto il lavoro alla schiena della povera donna. Con cinque colonnati, il padre nel deserto vende la sua figlia a colui che la compera, non per avere uno spirito degno della sua affezione, ma per tenersi una macchina confacente a suoi materiali interessi.
La Grecia e Roma, trasportando nella famiglia la dissolutezza filosofica, credevano onorar Venere e le altre lascive deità pagane colla prostituzione della donna, la quale, comperata come schiava, dopo aver concepito figliuoli, poteva essere cacciata ed uccisa impunemente.
In Inghilterra la donna, con una corda al collo, poteva dal marito esser condotta al mercato per vendersi.
Presso talune nazioni del Nord, le mogli sono schiave del marito; appena, colà, la donna mette il piè nei 40 anni, cessa di essere la madre di famiglia ed è sostituita dà una moglie giovine.
In ogni paese del mondo infine, dominato da qualunque legge, comunque la donna sembri apparentemente rispettata, pure quel rispetto non è